Magistratura Indipendente, all’esito del convegno organizzato a Palermo in data 17 luglio, in ricordo di Paolo Borsellino e degli agenti di scorta, barbaramente assassinati dalla mafia 25 anni fa, ribadisce la necessità di una nuova circolare sugli assetti organizzativi delle Procure. E’ una materia molto delicata: non è facile trovare il giusto punto di equilibrio tra il ruolo
del procuratore capo dell’ufficio (che ha visto sicuramente aumentati i suoi poteri dalla riforma dell’ordinamento giudiziario Castelli-Mastella) e la necessità di garantire l’autonomia e
l’indipendenza del singolo sostituto.
Riteniamo che sia improprio parlare di potere gerarchico all’interno di una procura, se si intende il termine gerarchia in senso tecnico, nel senso cioè stretto e proprio del diritto amministrativo anche perché non si può prescindere dai principi costituzionali che regolano lo status e l’attività del pubblico ministero. Sul punto particolarmente significativa è l’elaborazione consiliare degli ultimi anni (specie in forma di risoluzioni, ricordiamo, in particolare, le risoluzioni del luglio 2007 e del luglio 2009) e non è auspicabile un arretramento sotto il profilo della tutela della dignità e dell’autonomia professionale del singolo sostituto.
E’ opportuno ribadire una considerazione che può apparire scontata ma non lo è: l’indipendenza del giudice non esiste senza l’indipendenza del pubblico ministero. Ogni provvedimento giurisdizionale è condizionato dall’attività delle Procure e quindi l’autonomia e l’indipendenza della funzione giurisdizionale sussistono solo in presenza di una gestione delle indagini e di un esercizio dell’azione penale che risponda ai medesimi criteri di autonomia ed indipendenza.
I valori costituzionali posti alla base degli artt. 101 e segg. della Costituzione sono riferibili nel sistema della giustizia penale anche alla figura del magistrato del pubblico ministero per lo stretto rapporto che intercorre tra l’attività di esercizio dell’azione penale e l’attività decisoria dei giudici e per la soggezione, del pubblico ministero, al pari del giudice, soltanto alla legge.
La posizione del nostro gruppo sul punto, frutto di un’accurata riflessione a seguito dell’esperienza di questi primi dieci anni del nuovo ordinamento giudiziario, è molto chiara: in una battuta possiamo dire che non vogliamo una “Repubblica delle Procure” e vogliamo, compatibilmente con i vincoli della legge ordinaria, da interpretarsi alla luce dei valori costituzionali che tutelano l’autonomia e l’indipendenza di ciascun magistrato, anche del Pubblico Ministero, che il CSM recuperi un ruolo nel controllo e nella verifica dei progetti organizzativi delle Procure, disciplini finalmente il ruolo dei procuratori aggiunti e tuteli l’autonomia e l’indipendenza del singolo sostituto. In tal senso si sono mossi e si stanno muovendo i nostri consiglieri.
L’auspicio è che anche gli altri gruppi associativi facciano seguire alle parole i fatti e si impegnino a completare il percorso di riflessione e studio portato avanti in questi primi tre anni di consiliatura.
Magistratura Indipendente