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mercoledì, 27 marzo 2024 1:01

Elezioni 2008 del Consiglio Direttivo e dei Consiglieri Giudiziari

LE PROPOSTE DI MAGISTRATURA INDIPENDENTE

 
 

 

La riforma dell’ordinamento giudiziario attribuisce ai nuovi Consigli giudiziari un ruolo assai più rilevante ed autorevole rispetto a quello, rivestito in precedenza, di struttura servente del C.S.M..
La partecipazione delle rappresentanze dell’avvocatura e dell’università e i poteri di valutazione, proposta e controllo conferiti in materia di organizzazione e funzionamento degli uffici del distretto rendono, infatti, i Consigli giudiziari un organo strategico nell’ambito del sistema di autogoverno della magistratura, esponenziale dei problemi dell’amministrazione della giustizia in sede locale.
Il recupero di funzionalità e di conseguente legittimazione della giurisdizione può appunto cominciare dai Consigli giudiziari, dalla capacità di analisi e di elaborazione di modelli di più efficiente amministrazione della giustizia, dall’autorevolezza ed insieme concretezza delle iniziative che saranno in grado in tal senso di sviluppare, dalla puntualità delle valutazioni degli indici di professionalità che sapranno effettuare.
Magistratura Indipendente nell’indicazione dei propri candidati si è attenuta al principio guida secondo cui ogni magistrato, professionalmente capace e preparato e come tale stimato nell’ambiente, è idoneo ad assumere i compiti di autogoverno, a prescindere dall’appartenenza correntizia.
Proprio a partire dai Consigli giudiziari e nel fecondo rapporto da instaurarsi con le altre loro componenti deve crescere quel moto di riforma e di superamento del correntismo a gran voce richiesto dai colleghi.  
 
A questi fini Magistratura Indipendente ribadisce, innanzitutto, alcuni dei punti qualificanti del programma proposto in occasione delle elezioni per il C.S.M., stante il raccordo esistente fra i diversi livelli dell’autogoverno:
 
1. la riaffermazione dei principi deontologici contenuti nel nostro Codice etico e dell’attenzione all’immagine d’indipendenza ed imparzialità della magistratura;
2. l’improcrastinabile necessità di disporre di parametri uniformi ed attendibili di valutazione della laboriosità e della produttività del lavoro giudiziario, sia in quanto riferiti al magistrato che in quanto riferiti alla sezione e all’ufficio, al fine di superare la permanente incertezza ed una certa aleatorietà dei giudizi in materia e di coniugare razionalmente gli indici della quantità e della qualità nella multifattorialità connaturata all’apprezzamento del lavoro intellettuale in genere e giurisdizionale in specie. In questo senso, in attesa di un organico intervento del C.S.M., e riprendendo le iniziative già attuate sul versante della raccolta statistica dal Ministero e dal C.S.M. (con la Commissione mista e con le Commissioni “flussi” in particolare) sia il Consiglio direttivo della Corte di cassazione sia i Consigli giudiziari possono svolgere un ruolo di stimolo ai fini dell’elaborazione e dell’inserimento nelle tabelle e nei piani organizzativi degli uffici giudiziari di parametri utili all’individuazione di “standards” quantitativi che garantiscano elevati livelli di resa anche in termini di qualità della decisione, con riferimento alla pluralità delle specifiche funzioni svolte dai magistrati nei diversi settori;
3. la semplificazione e maggiore trasparenza nell’elaborazione delle circolari e nella conseguente adozionedi proposte, pareri e delibere in particolare proprio nei settori di competenza dei Consigli giudiziari delle valutazioni di professionalità e delle tabelle di organizzazione degli uffici, superando l’attuale formulazione di importanti circolari del CSM nelle quali la molteplicità, ampiezza, non graduazione e anche contraddittorietà dei criteri di valutazione previsti consente soluzioni non univoche dei casi concreti, semplicemente privilegiando di volta in volta l’uno o l’altro parametro: la maggiore discrezionalità conseguente, per es., ai nuovi criteri di selezione per gli incarichi direttivi e semidirettivi deve essere controbilanciata dall’uniformità e coerenza applicativa, in termini, in definitiva, di chiara intelligibilità e verificabilità esterna, pena il discredito del sistema complessivo e la conseguente irrefrenabilità di ulteriori interventi legislativi dall’esterno;
4. la rivendicazione di condizioni di lavoro dignitose, di dotazione e riorganizzazione degli uffici, di introduzione effettiva delle nuove tecnologie, di razionalizzazione ed incremento delle risorse, umane e strumentali, da destinare al servizio della giustizia, quali fortemente sentite in ambito locale a seguito, ad es., di prassi e provvedimenti dirigenziali che, a macchia di leopardo, “esternalizzano” attività, restringono l’accesso ai servizi, limitano gli orari di udienza, in danno di magistrati, avvocati, personale e cittadini;
5. la ricerca di ogni opportuno momento di confronto, elaborazione e collaborazione fra gli operatori del settore e nei confronti delle regioni e degli enti locali in vista dell’attuazione delle possibili sinergie, già in alcune realtà sperimentate, volte al miglioramento della funzionalità dei servizi.
 
Magistratura Indipendente propone, inoltre, l’affermazione nell’attività dei nuovi Consigli giudiziari dei seguenti principi:
 
1. partecipazione dei magistrati ai procedimenti. Il Consiglio direttivo e i Consigli giudiziari emettono innumerevoli pareri che sono dei veri e propri “giudizi” sull’operato professionale di ciascun magistrato destinati ad avere un peso rilevante nelle successive valutazioni del C.S.M. Proprio per la delicatezza delle materie trattate e per il previsto ampliamento delle informazioni utilizzabili (v. artt. 11 e 13 D.lgs. n. 160 / 2006) occorre richiamare l’attenzione sulle garanzie già previste di preventiva conoscibilità per il magistrato degli atti e di possibilità di interlocuzione sulle fonti anche mediante audizione. 
2. conoscibilità dell’attività dei Consigli giudiziari. Attualmente sono già disponibili presso il sito internet di alcuni Consigli giudiziari o altrimenti comunicati gli ordini del giorno delle sedute consiliari. La pubblicazione degli ordini del giorno deve essere generalizzata ed estesa, in un’apposita sezione del sito riservata ai magistrati, anche ai verbali delle sedute, sul modello di quanto già previsto per il C.S.M., quanto meno per i provvedimenti e le delibere di interesse generale. L’uso della posta elettronica dovrebbe rendere anche particolarmente semplice e tempestiva la comunicazione dei pareri agli interessati. Per consentire un raffronto tra le varie prassi, inoltre, va promossa la realizzazione di un portale di accesso unico ai vari siti del Consiglio direttivo e dei Consigli giudiziari.   
3. semplificazione ed accelerazione dei procedimenti. Le prassi dei Consigli giudiziari tendono non di rado ad aggravare i già non indifferenti oneri di produzione di documenti imposti ai magistrati da regole generali. Di norma, peraltro, gli atti necessari per le valutazioni di professionalità e per le altre procedure di competenza sono prodotti dagli interessati, anche se si tratta di documenti nella disponibilità dell’amministrazione che dovrebbe autonomamente curarne l’acquisizione. Salvo casi particolari, va quindi prevista la raccolta di ufficio e in tempi ristretti degli elementi utili allo svolgimento dell’istruttoria. Il persistente riparto di competenze fra C.S.M. e Consigli giudiziari andrebbe poi risolto, in linea con le direttive di decentramento già da tempo indicate dal C.S.M. e rimaste lettera morta, mediante un’articolazione dei procedimenti che, a fini acceleratori e di certezza, valorizzi interinalmente le delibere assunte dai secondi, per es. in materia di autorizzazione degli incarichi extragiudiziari e a risiedere fuori dalla sede di servizio, ecc., di contro alle soluzioni in atto adottate che spesso non garantiscono il rispetto dei pur dichiarati termini di svolgimento e conclusione delle stesse procedure.
4. formazione decentrata, tirocinio dei magistrati ed incarichi. Per garantire un effettivo pluralismo culturale nella designazione dei relatori ai corsi di formazione decentrata ogni Consiglio giudiziario dovrebbe formare e pubblicare appositi albi dei magistrati disponibili a svolgere le relazioni e a ricoprire il ruolo di magistrato collaboratore o affidatario, procedendo alle designazioni anche mediante sorteggio tra rose di nominativi di magistrati idonei. La stessa prassi potrebbe essere seguita per gli incarichi che la legge affida ai magistrati, come la partecipazione alle commissioni di esame o ad altre commissioni e collegi, eliminando i casi non infrequenti di inopportune ripetute precettazioni per i soli incarichi onerosi e gratuiti.
5. diffusione delle buone prassi organizzative e giudiziarie. Si tratta di obiettivo implicito nella definizione della struttura e delle competenze dei nuovi Consigli giudiziari e tuttavia pare opportuno sottolineare il rilievo e la corretta impostazione da attribuirgli in chiave non burocratica né coercitiva ma ragionata e condivisa nel rapporto fra magistrati, avvocati e dirigenza amministrativa.
6. conoscibilità dell’esito dei procedimenti trattati nei successivi gradi di giudizio. E’ uno degli elementi che concorrono alla formazione dei pareri in materia di professionalità. Sebbene a tal fine il parametro si riferisca agli esiti statistici e di riforma delle decisioni adottate, per ogni magistrato è indubbiamente utile e formativo conoscere le pronunce nelle successe fasi di giudizio a prescindere dal loro esito. Tale obiettivo può essere propiziato e realizzato, riprendendo esperienze già localmente avviate o attuate, sia attraverso la creazione di archivi di giurisprudenza di merito che mediante la previsione di generalizzate forme di comunicazione delle decisioni al magistrato interessato.
 
Queste sono le linee programmatiche proposte all’attenzione e al consenso dei colleghi dai candidati espressi da Magistratura Indipendente per l’elezione dei nuovi Consigli giudiziari, nella convinzione che un’attenta e capace amministrazione sia in grado di garantire, meglio di ulteriori riforme dell’ordinamento giudiziario, il raggiungimento di maggiori livelli di efficienza nell’esercizio della giurisdizione e di ripristinare in tal modo nel paese un clima di serenità e di fiducia nei confronti della giustizia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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