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DIRIGENZA NAZIONALE

I sepolcri si imbiancano, la responsabilità una chimera: lasciamo il CDC

  Dirigenza nazionale 
 martedì, 26 maggio 2020

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Un CDC debole, scarsamente autorevole, in una parola delegittimato, persevera nella autoassoluzione e nella autoconservazione.

La giornata di sabato 23 maggio ha consegnato una ANM in cui sono esplose tutte le contraddizioni e le lacerazioni conseguenti alla pubblicazione delle conversazioni private del dr. Palamara.

Un fiume impetuoso di fango si propaga rapidamente rompendo gli argini, ma i tre gruppi che decidono le sorti associative (Upc – Area – AI) trovano dopo nemmeno due giorni la forza per ricompattarsi pur di non annegare, lanciandosi reciprocamente giubbotti gonfiabili.

Il paradosso dei paradossi è che una “mano tesa” è stata rivolta anche a Magistratura Indipendente, invitata a rendersi parte responsabile per “collaborare” alla “tenuta” complessiva della ANM in un grave, gravissimo momento di difficoltà.  

No, grazie.

Magistratura Indipendente ha formulato l’unica opzione seria: anticipare il voto per il rinnovo di un  CDC che è in proroga già da marzo e per di più è privo della credibilità necessaria per discutere di qualsivoglia riforma di sistema. Per questo obiettivo abbiamo offerto una leale collaborazione e una disponibilità anche alla mediazione, che però non sono state raccolte. Bocciate le nostre proposte, si voterà dunque tra altri 5 mesi, e per noi non ha alcun senso far parte di una ristretta cerchia di persone – di cui  alcune direttamente coinvolte dalle conversazioni pubblicate – che pervicacemente si auto-assolvono ed auto-alimentano attaccate a un respiratore artificiale, confidando che la bufera passi e che i magistrati ne perdano il ricordo.

In questo CDC abbiamo sentito proclamare la auto-attribuzione dei “pieni poteri”, come se le dimissioni appena rassegnate 36 ore prima fossero già un lontano ricordo, la pazzia di un momento, un alzarsi dalla sedia solo provvisoriamente per un giro di tavolo.    

Purtroppo ancora oggi nulla cambia e anzi un esponente di A&I prima dichiara agli ascoltatori di radio radicale che la GEC (di cui fa parte) è stata “un fallimento” e un minuto dopo si ricompatta in essa (davvero un peccato per chi si propone come “la novità”).   

Magistratura Indipendente ha chiesto solo una ANM ri-legittimata dal voto, in qualunque direzione esso si orienti, piuttosto che una compagine direttamente o indirettamente coinvolta nelle rivelazioni giornalistiche, dunque priva di ogni rappresentatività, ma nessuno dei soggetti attinti si è spontaneamente premurato di separare le proprie sorti personali da quelle associative. Unicamente un componente di UpC si è dimesso dalla GEC e dal CDC (è bene ricordarlo, non spontaneamente, bensì richiesto da Area) per aver pronunciato una frase offensiva nei confronti di una collega componente dello stesso CDC, di talché il tema dei concorsi pilotati deve, all’evidenza, essere stato giudicato da costoro un peccato “veniale” di cui non ci si può dolere e non si deve rispondere.

Gli altri componenti della ex GEC (anche quelli i cui nomi compaiono nelle chat riportate dalle cronache) restano in prorogatio, come proclamato dal Presidente dimissionario Luca Poniz, “per rappresentare responsabilmente i magistrati che in quelle chat non ci sono né hanno mai aderito a certe pratiche….”.

Lasciamo agli associati ogni valutazione sul punto.

Parimenti irrilevante deve essere sembrato il dibattito su un utilizzo politico della ANM, che purtroppo emerge in una parte significativa delle conversazioni da ultimo pubblicate.

Non una parola di censura è stata spesa al riguardo nel CDC.

A noi corre l’obbligo di ribadire che ci siamo sempre opposti ad un utilizzo politico della ANM, posizione espressa innumerevoli volte in seno alla ANM e non solo (v., tra gli altri, documento presentato alla seduta del CDC del 15/9/2018, dal titolo “Non vogliamo una anm che si comporti da soggetto politico”).

La nostra concezione dell’essere magistrati ed il senso di responsabilità verso tutti i colleghi ci impongono una netta presa di distanza da tali irresponsabili comportamenti. 

  E che dire delle finte incompatibilità ANM/CSM? Prevediamo che diversi componenti dell’attuale CDC, ancora speranzosi di poter riguadagnare una nuova verginità, aspireranno all’Organo di Autogoverno, di talché mai come ora appare loro necessario tentare di  “interloquire” sulla riforma del sistema elettorale del Consiglio.

  Da questo insopportabile moralismo di facciata avvertiamo il bisogno di allontanarci, consci del fatto che, accettando la capziosa chiamata per comporre un preteso “governo dei responsabili” della ANM, daremmo l’immagine distorta del “siete tutti uguali, sempre e comunque”.

Ciò non può esimerci da una precisa autocritica: come gruppo associativo abbiamo commesso errori, anche gravi, ma questo non significa che si debba perseverare aggiungendo errori ad altri errori, come quello di renderci politicamente corresponsabili di scelte tese a procrastinare il momento democratico del voto, che riteniamo l’unico strumento per ridare legittimazione e rappresentatività alla ANM.

Faremo opposizione al di fuori del CDC, fiduciosi che il momento del voto arriverà e non ci troverà impreparati sui contenuti. Del resto non è poi così difficile: è sufficiente occuparsi, come sempre, della quotidianità del nostro lavoro.

 

I componenti del CDC per Magistratura Indipendente

Stefano Buccini, Nunzia Ciaravolo, Edoardo Cilenti, Giancarlo Dominijanni, Paola D’Ovidio, Liana Esposito, Ugo Scavuzzo.

Il Segretario Generale                                

Paola D’Ovidio

 

Il Presidente

Mariagrazia Arena

 
 
 
 
 
 

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