In poche righe il comunicato di Antonietta Fiorillo e Stefano Schirò ha ribadito in modo chiaro ed incisivo la posizione del nostro Gruppo, che rifugge da manifestazioni plateali, istituzionalmente discutibili e certamente facili da capovolgere in danno dell'Ordine Giudizario, mentre non rinunciamo al dovere di offrire costantemente un contributo tecnico, anche in forte contrapposizione ma mai in chiave di aprioristico rifiuto, di fronte a tutte quelle iniziative politiche oggettivamente inidonee a risolvere i problemi della Giustizia ed anzi foriere di mortificazioni per la funzione giudiziaria e di ulteriori problemi per i cittadini, destinatari del servizio giustizia. Così anche il ddl sul processo breve, in astratto sarebbe più che condivisibile se non intervenisse su una situazione organizzativa, normativa e logistica disperata, se cioè fosse preceduto da un massiccio potenziamento delle strutture, dalla copertura degli organici dei magistrati, da una revisione delle circoscrizioni giudiziarie effettuata su presupposti rigorosamente tecnici e non clientelari (per accontentare questo o quel territorio, per intenderci) e da nuove asunzioni di personale della Giustizia, che non si effettuano da olòtre 15 anni; allora sì, ma solo allora, si potrebbe aspirare a risultati degni di un Paese civile; allo stato atuale, il processo breve non è altro che la pietra tombale su migliaia di procedimenti civili e penali. E nessuno si chiede come uscirà da una simile resa incondizionata la credibilità, l'immagine dello Stato, di tutto lo Stato, non certo della sola la magistratura ma del Governo per primo?
Fabio Massimo Gallo