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Solidarietà dalla ANM a Gerardo Dominijanni

 venerdì, 22 gennaio 2010

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Trasmetto di seguito il documento di solidarietà al collega Gerardo Dominijanni, approvato all'unanimità dal gruppo di Catanzaro nell'Assemblea dello scorso 11 gennaio.
Teresa Chiodo -segretario distrettuale di Catanzaro

ASSOCIAZIONE NAZIONALE MAGISTRATI

MAGISTRATURA INDIPENDENTE

C a t a n z a r o

Intendiamo esprimere la nostra massima solidarietà e vicinanza al collega dott. Gerardo Dominijanni, sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Catanzaro, da anni impegnato in prima linea e con eccellenti risultati nella lotta alla 'ndrangheta calabrese, per gli inammissibili disagi che, ormai da troppo tempo, patisce a causa delle vicende concernenti la sua sicurezza personale, di recente esposta ad un serio aggravamento della situazione di rischio che ha determinato l'elevazione massima del livello di protezione.

Come più volte denunciato, sebbene senza alcun riscontro da parte degli organi preposti, il sistema di protezione in atto applicato al dott. Dominijanni è del tutto parziale poiché la disponibilità dell'autovettura blindata, formalmente spettantegli 24 ore su 24, è di fatto circoscritta al solo percorso abitazione - ufficio.

Tale circostanza ha più volte indotto il magistrato, in ossequio al senso del dovere che lo ha sempre contraddistinto, ad utilizzare l'autovettura personale (ovviamente non protetta) al fine di raggiungere le aule di giustizia e rendere così possibile la celebrazione dei processi contro la criminalità organizzata, con conseguente grave a pericolo della sua persona.

Il sistema di protezione -presente durante il tragitto da e verso l'ufficio- cessa allorquando, rientrato presso il domicilio e durante i fine settimana, il collega si accinge ad attendere alle sue esigenze di vita personali, questo senza che, ovviamente, l'esposizione a pericolo per la sua incolumità personale subisca alcuna sorta di "sospensione".

Tale irragionevole limitazione sembrerebbe legata non tanto all'insufficiente dotazione di carburante dell'ufficio di Procura di Catanzaro quanto, soprattutto, a un mancato accordo tra le Prefetture di Catanzaro e Reggio Calabria e il Ministero della Giustizia sulla ripartizione delle rispettive competenze in ordine all'attuazione della protezione del collega presso il suo domicilio.

Desta vivo sconcerto constatare che uno Stato di diritto, che - per voce dei Ministri dell'Interno e della Giustizia - si professa antagonista alla mafia e proclama di dispiegare uomini e mezzi per la lotta alla criminalità organizzata, non esita a lasciare un magistrato alla mercé di quelle cosche che contrasta a cagione di querelle burocratiche inerenti i riparti di competenze tra i vari organi della pubblica amministrazione.

Non è tollerabile che uno Stato di diritto "costringa" un magistrato che crede alla lotta alla 'ndrangheta e che a tale lotta ha dedicato per anni e con passione il suo impegno professionale, ottenendo le prime - ed uniche - sentenze che hanno riconosciuto l'esistenza giuridica delle cosche nel comprensorio di Lamezia Terme, a lasciare il suo ruolo perché quello Stato, che con senso del dovere ha sempre servito, omette di attuare un servizio di protezione, solo formalmente disposto.

Se sono questi gli strumenti, e se è questa la tutela che lo Stato assicura ai suoi servitori, non vi è certo motivo di stupirsi della sfiducia che nutrono nelle istituzioni coloro i quali subiscono quotidianamente e sulla loro pelle l'oppressione mafiosa, senza trovare il coraggio di ribellarsi; quegli stessi cittadini che versano nella medesima situazione del Signor Mangiardi di Lamezia Terme - che il Signor Presidente della Repubblica ha recentemente incontrato nella sua visita in quella cittadina - il quale, grazie all'impegno del collega Dominijanni e delle forze dell'ordine, ha visto condannare i suoi estorsori a pesanti pene, inflitte dal Tribunale di Lamezia Terme con coraggiose sentenze che hanno sgominato proprio quelle stesse cosche alle quali è stato attribuito un progetto di attentato per assassinare il Dott. Dominijanni.

Spiace, altresì, constatare come, a parità di livelli di esposizione a rischio, corrisponda inspiegabilmente un doppio binario di protezione strettamente connesso al grado di esposizione, o meglio, di sovraesposizione mediatica del soggetto a rischio, a tutto svantaggio di coloro i quali, come il collega Dominijanni, pur egualmente rischiando la vita, hanno ritenuto di aderire ai condivisibili richiami del Signor Presidente della Repubblica e quella sovraesposizione l'hanno finora evitata.

Il recente, grave attentato agli uffici giudiziari di Reggio Calabria dimostra, ancora una volta, in quali situazioni di difficoltà e di isolamento si svolge il lavoro di quei magistrati che, alieni da ogni forma di protagonismo giudiziario ed insensibili alle lusinghe della ribalta mediatica, operano quotidianamente in un contesto ambientale difficile e rischioso come pochi, in dignitoso silenzio esprimendosi esclusivamente attraverso il rigore dei loro atti. A loro, al pari degli altri colleghi, va la nostra gratitudine e la nostra stima incondizionata.

Siamo certi che il Signor Presidente della Repubblica vorrà, il prossimo 21 gennaio a Reggio Calabria, sensibilizzare le istituzioni sul problema della sicurezza dei magistrati calabresi e sulla paradossale vicenda del collega Dominijanni

i solidarietà al collega Gerardo Dominijanni, approvato dal gruppo di Catanzaro nell'Assemblea dello scorso 11 gennaio

 
 
 
 
 
 

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