di Valentina Stella

Salvatore Casciaro, Segretario Generale dell’Anm, stamattina interverrà a Palermo al Consiglio direttivo nazionale dell’Aiga dal titolo “La Riforma dell’Ordinamento Giudiziario: attuazione o controriforma?”. Ne discutiamo con lui a poche ore dal suo intervento.

Partiamo dall’attualità. Tutti i gruppi associati dell’Anm hanno stigmatizzato l’iniziativa ispettiva di Nordio verso i magistrati milanesi che hanno concesso i domiciliari al russo Uss. È davvero così grave da scatenare tutte queste critiche da parte delle toghe?

È un pericoloso precedente. Non a caso il giudizio di interferenza nella sfera di competenza della giurisdizione è stato espresso non soltanto dalla magistratura ma anche dall’avvocatura e da autorevoli giuristi. Non è possibile sindacare il merito delle decisioni. Fin troppo chiaro è il dettato dell’art. 2 del d. lgs. n. 109/2006 laddove prevede che “l’attività di interpretazione di norme e quella di valutazione del fatto e delle prove non danno luogo a responsabilità disciplinare”.

Ascoltando l’informativa fatta alla Camera, ha cambiato giudizio?

Il Ministro, che ha attivato l’estradizione, ha riferito che non avrebbe potuto impugnare i provvedimenti adottati dai giudici nella relativa procedura, ma questo a maggior ragione appalesa la singolarità dell’iniziativa disciplinare a fronte di un provvedimento giurisdizionale diverso da quello atteso. Mi soffermerei un attimo anche sulla tempistica. L’iniziativa disciplinare viene assunta non subito dopo l’adozione del provvedimento di attenuazione della misura, evidentemente non ritenuto in sé abnorme, ma solo a distanza di quattro mesi e in ragione di un fattore estraneo alle dinamiche del processo, e cioè quando si è verificata, per circostanze ancora da chiarire, la fuga del russo Uss.

In un colloquio con il Foglio il Ministro Nordio ha detto: «è ovvio che il Nordio editorialista non potrà mai essere uguale al Nordio ministro. Ma fidatevi: non vi deluderemo». Secondo lei in questi ultimi mesi chi ha prevalso?

Sono stati mesi densi di annunci, non altrettanto di provvedimenti normativi. Se riprendiamo le linee programmatiche presentate in Parlamento a dicembre scorso, vediamo che vi erano delle assolute priorità nella road map delle politiche sulla giustizia, come la velocizzazione dei processi, la semplificazione della legislazione e dell’organizzazione, mediante rivisitazione della geografia giudiziaria e delle piante organiche della magistratura e del personale amministrativo. C’erano molte attese su tali misure, finalizzate a ridurre la disomogeneità di performance degli uffici giudiziari e a garantire uniformità nella tutela dei diritti e nelle condizioni in cui si svolge l’attività economica. Dopo cinque mesi, è lecito chiedersi cosa sia stato fatto.

L’elaborazione dei decreti attuativi dell’ordinamento giudiziario è slittata. Un favore della politica a voi magistrati?

Lo slittamento a fine anno dei decreti d’attuazione immagino sia dettato esclusivamente da ragioni tecniche e da altre priorità che il ministero si è dato.

Il vicepresidente del Csm Pinelli ha detto: «L’introduzione di valutazioni di effettivo merito deve essere salutata con favore: in primo luogo dalla stessa magistratura, la quale ha al proprio interno delle vere e proprie eccellenze, che pure, con l’attuale sistema di valutazione, faticano a emergere». Che pensa?

Non so se il vicepresidente intendesse riferirsi alle modifiche intervenute sui criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi o alle valutazioni di professionalità dei magistrati. Per queste ultime, constato che con la riforma ci si è limitati a gerarchizzare la struttura degli uffici e a implementare alcune fonti di conoscenza con modalità che, lungi dal valorizzare il merito, ridurranno la qualità della risposta di giustizia determinando rischi per la tenuta dei principi di indipendenza, anche da condizionamenti interni, della funzione giudiziaria.

Un tema molto caro ai nostri lettori è il voto degli avvocati nei Consigli giudiziari: davvero crede che un voto espresso da un organo istituzionale come il Coa possa essere tacciato di condizionamenti di vario tipo?

Al dì là del voto unitario, non eluderei la vera natura della questione. È il singolo avvocato che sarà delegato ad esercitare quel voto, che ne discuterà pubblicamente le ragioni in seno al consiglio giudiziario, che sottolineerà le circostanze che lo sorreggono. Lo stesso avvocato eserciterà quotidianamente il suo mandato professionale dinanzi al magistrato sottoposto ad avanzamento professionale: questa è l’anomalia.

 

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