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ELEZIONI CDC

Enrico Giacomo Infante

  Elezioni cdc   Eletti 2020 
 domenica, 23 febbraio 2020

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Sono nato a Foggia il 22.3.1973, mi sono laureato presso la locale Facoltà di Giurisprudenza il 29.4.1997 e quindi ho conseguito il dottorato di ricerca in diritto penale presso l’Università degli Studi di Trento il 5.2.2003. Ho fatto ingresso in magistratura il 18.1.2002, e al momento ho pertanto raggiunto la quarta valutazione di professionalità. Ho prestato servizio come Sost. Proc. presso il Tribunale di Foggia, dapprima facendo parte del gruppo della Procura specializzato in reati contro la P.A., poi, dal settembre 2010 fino al gennaio 2016 sono stato componente e coordinatore del gruppo specializzato in diritto penale dell’economia e successivamente sono tornato a far parte pool che si occupa di reati contro la P.A., l’urbanistica e l’ambiente.

Stante le peculiarità e la densità criminale del territorio in cui mi trovo a vivere e ad operare, non mi è certo mancata l’esperienza della trattazione di procedimenti coinvolgenti l’operato della criminalità organizzata, il che ha fatto sì che fossi talvolta applicato presso la DDA di Bari. 
Ho continuato a coltivare la giovanile passione per gli studi penalistici e sono stato quindi autore di articoli, commenti, contributi, note a sentenze pubblicate su riviste giuridiche, manuali e trattati, nonché in alcune occasioni, dal 2008 sino al 2020, sono stato relatore e coordinatore di gruppi di lavoro nei corsi di formazione e di approfondimento organizzati prima dal CSM e poi dalla SSM.  
All’impegno professionale ho da tempo affiancato la partecipazione alla vita associativa e l’interesse per le questioni afferenti il governo autonomo della magistratura, venendo così a far parte del Consiglio Giudiziario di Bari nel quadriennio 2012 – 2016 e del CDC dall’ANM dall’aprile 2016 al maggio 2019. Sono stato segretario generale del gruppo di Unità per la Costituzione dal 25.5.2019 al 21.7.2019, allorché ho rassegnato le dimissioni da tale carica dopo aver constatato il definitivo smarrimento, in quella formazione associativa, della capacità di essere inclusivi e pluralisti, di riconoscere piena legittimità e operatività alle sensibilità “moderate” che animano tanti dei magistrati italiani. Moderazione, giova precisarlo, che nella accezione qui proposta deve essere intesa non come una forma di collateralismo culturale contrapposta ad altre, ma come un modo di concepire l’associazionismo giudiziario che non rinviene il criterio principe dell’agire comune in un dato posizionamento nello spettro ideologico destra-sinistra ma nella tutela dell’autonomia e indipendenza  del singolo magistrato e nell’impegno per il  miglioramento delle sue condizioni di vita e di lavoro e, pertanto, in definitiva, nella centralità delle questioni ordinamentali e sindacali.

 
 
 
 
 
 

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