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E' sbagliato scioperare

 martedì, 6 giugno 2023

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Pnrr e abuso d'ufficio? Sono riforme legittime

Il leader della corrente moderata delle toghe: la stretta sulla Corte dei Conti rispetta la Car

«Sbagliato scioperare contro il ministro della Giustizia, è un'iniziativa dal sapore politico».
Il leader dell'Anm Giuseppe Santalucia minaccia lo sciopero contro la riforma della giustizia e l'intervento del Guardasigilli Carlo Nordio, che nei giorni scorsi ha disposto un'ispezione ai giudici della Corte d'Appello di Milano dopo l'evasione dai domiciliari dell'imprenditore russo Artem Uss. Una decisione che divide la magistratura. Ne parliamo con Angelo Piraino, leader di Magistratura indipendente, contrario a questo ennesimo braccio di ferro tra toghe e politica.

Condividete la strada dello sciopero decisa dall'Anm?
«I magistrati italiani in passato hanno sempre scioperato di fronte a situazioni che mettevano in grave rischio l'indipendenza e l'autonomia della magistratura. Domenica prossima l'assemblea dell'Anm non è convocata per discutere di progetti di riforma, allo stato solo genericamente annunciati, ma di una specifica iniziativa disciplinare del ministro della Giustizia, che noi stessi abbiamo criticato. Secondo Mi è giusto tenere alta l'attenzione e rivendicare la netta demarcazione tra sindacato disciplinare e critica nel merito dei provvedimenti, ma scioperare in questo momento si presterebbe ad essere letto come una protesta a prescindere dai contenuti, dal chiaro sapore politico, e costituirebbe una indebita pressione sugli organi disciplinari che devono valutare l'iniziativa del ministro».

Qualcuno sostiene che lo scontro tra esecutivo e Corte dei conti sul Pnrr sia un pessimo segnale...
«Non ha senso ragionare su segnali, ma su iniziative e provvedimenti concreti. Lo stesso presidente della Corte dei Conti, pur criticando decisamente il provvedimento, ha riconosciuto che è il frutto dell'esercizio di legittime prerogative del legislatore, come hanno confermato anche eminenti costituzionalisti. È, dunque, una questione squisitamente politica, ma i rapporti tra magistratura e potere legislativo devono essere improntati ad una indipendenza reciproca e dunque non trovo opportuno un intervento della magistratura ordinaria in questo dibattito».

Secondo il leader Anm Santalucia buttare via l'abuso d'ufficio «è del tutto irragionevole». Anche lei è d'accordo?
«Si tratta, innanzitutto, di scelte discrezionali che competono alla politica, sulle quali la magistratura può certamente dare un contributo di carattere tecnico. Il reato di abuso di ufficio è una delle norme più travagliate del nostro codice penale, a giudicare dal numero di modifiche cui è stata sottoposta, che hanno ridotto sempre più il suo campo di applicazione. Il fatto stesso che questo reato sia stato modificato così tante volte è un sintomo, forse, dell'esigenza di affrontare il problema in modo differente.

E come ne usciamo? Con l'abolizione?
«Il problema non è se abolire l'abuso di ufficio, ma come definire il campo delle condotte sanzionate penalmente. Si tratta di un reato che originariamente mirava a sanzionare penalmente una vasta gamma di comportamenti illeciti dei pubblici amministratori, ma proprio per questo comportava un concreto rischio di sovrapposizione tra l'area della illegittimità amministrativa e quella della illiceità penale. Invece di ricorrere a norme di così ampio respiro, forse sarebbe opportuno individuare quei settori dell'attività amministrativa in cui si registra un maggior numero di condotte devianti e concentrare in quei settori la repressione penale, formulando delle ipotesi di reato più specifiche, utilizzando, così, in modo più chirurgico la repressione penale. È l'impostazione che si è perseguita con l'introduzione dell'articolo 353 bis del codice penale, inserito nel 2010, che si è dimostrata una norma molto efficace».

Quali sono le riforme necessarie per migliorare la giustizia?
«Servirebbe una moratoria delle riforme, per consentirci di far funzionare e di valutare l'effettiva efficacia di quelle già varate, ognuna delle quali richiede tempi tecnici per entrare a regime e mostrare i loro effetti, prima di pensare di vararne altre. Quello di cui abbiamo veramente più bisogno sono le risorse materiali come, ad esempio, la stabilizzazione dell'ufficio del processo, introdotto solo come misura temporanea».

Qual è la parte della Cartabia che la convince meno?
«La parte ordinamentale, che potrebbe avere addirittura peggiorato la situazione, perché rischia di aumentare ulteriormente la gerarchizzazione della magistratura, che è la radice prima di molti malcostumi delle correnti. Speriamo che l'attuale governo, nel dare attuazione alle deleghe ancora pendenti, tenga adeguatamente conto di questo concreto pericolo. Certo, si tratta di problemi che non possono essere eliminati per via legislativa, ma chiedono una riflessione interna che noi abbiamo già avviato».

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