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Fatti, non propaganda

 mercoledì, 19 febbraio 2020

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Abbiamo sempre creduto nella forza dei fatti, rifiutandone ogni mistificazione. Perciò ci limitiamo a ricostruire quelli che smentiscono le false dichiarazioni (tali da manifestare proprio quella “vocazione elettoralistica” strumentalmente attribuita a chi denuncia la verità) secondo cui Magistratura Indipendente si sarebbe svegliata (solo ora) da un lungo sonno, mentre il gruppo di Area perseguiva l'idea di un'ANM interlocutrice “…ferma e autorevole dell'avvocatura e del mondo politico, vicina ai colleghi in difficoltà negli uffici".

Ripercorriamo gli accadimenti, nella loro nuda concretezza.

Il 13 gennaio Magistratura Indipendente sottolinea con forza che l’esigenza di assicurare la ragionevole durata del processo  “…non può certamente passare attraverso riforme che impongano ai magistrati italiani, pena l’individuazione di loro responsabilità di ordine patrimoniale o professionale, termini perentori di definizione dei processi, senza che vi sia la concreta possibilità di incidere sul loro andamento nel tempo e di garantire quindi il rispetto del principio costituzionale di ragionevole durata”.

Il 24 gennaio Magistratura indipendente "…formula richiesta all'Associazione Nazionale Magistrati perché si faccia con urgenza parte attiva al fine di contrastare pretese riforme che, al di fuori dei più comuni canoni di buon senso, intendano trasferire sui magistrati compiti e responsabilità loro non spettanti", richiamandosi al precedente comunicato del 13 gennaio, diramato proprio in merito alle iniziative legislative governative di riforma incidenti sui tempi del processo penale.

Il 25 gennaio si riunisce il CDC dell'ANM, concordando, all'esito, di dare mandato alla GEC "…di riferire al CDC, anche telematicamente in considerazione dell'impossibilità di una nuova convocazione entro il primo febbraio, gli esiti dell'incontro già fissato con il Ministro della Giustizia, e, ove da esso confermate le parti del testo normativo relative soprattutto alla previsione di responsabilità disciplinari per il mancato rispetto dei tempi processuali, di intraprendere iniziative di protesta in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario" (così il verbale ANM del 25 gennaio, al punto 3).

La GEC - e non Magistratura Indipendente, non essendo (evidentemente) componente della GEC – viene ricevuta dal Ministro il 29 gennaio, comunicando a margine dell’incontro che "… non esiste ancora un testo definitivo", e che, “…il Ministro si è dichiarato aperto al dialogo sulle valutazioni svolte dalla Giunta e ha rinviato a data prossima un nuovo confronto, manifestando attenzione alle prospettate esigenze funzionali alla qualità delle decisioni e all’efficacia del servizio giustizia nel solo interesse dei cittadini”.

Tutti tranquilli, contrordine. Questo il messaggio sostanzialmente diffuso dalla GEC. Nessuna iniziativa di protesta viene dunque avviata.

Il 13 febbraio viene approvato dal CdM il "Disegno di legge recante <<Deleghe al Governo per l'efficienza del processo penale e disposizioni per la celere definizione dei procedimenti giudiziari pendenti presso le corti d'appello>>, il quale, agli artt. 12 e 13, prevede inaspettatamente l'irrogazione di sanzioni disciplinari ai magistrati per il mancato rispetto dei termini di durata del processo.

Ebbene, delle due, l'una:

1) Il Ministro ha sviato la GEC, nel qual caso la stessa certamente non è stata in grado di porsi, come Area descrive nei suoi comunicati, quale interlocutore autorevole;

2) La GEC non ha fedelmente riportato al CDC, e soprattutto ai colleghi che rappresenta, quelle che erano le reali intenzioni del Ministro, e ciò (è plausibile ritenere) per evitare di dare corso alla protesta, esponendo in tal guisa i magistrati a un compromesso al ribasso (al quale siamo stati nel tempo abituati: si pensi al taglio lineare delle nostre ferie, realizzato senza colpo ferire, evento rispetto al quale il meno avvertito dei lavoratori sarebbe prontamente insorto).

Nell’un caso o nell’altro, è certo che il 15 febbraio la GEC dirama un comunicato lamentoso e inoffensivo, senza annunciare (si noti) serie iniziative di protesta.

E' bene che gli eventi suesposti siano considerati nella loro interezza, che si valuti del pari la capacità di interlocuzione politica dell'attuale composizione dell'ANM, nei suoi rapporti di forza con gli organi ministeriali, onde poter considerare, alla prova dei fatti, se persista un’apprezzabile capacità rappresentativa della GEC dell’ANM o se, viceversa, non sia preferibile rovesciare gli equilibri e alzare la voce, per rivendicare a testa alta i propri diritti, consapevoli della professionalità e della produttività dei magistrati italiani che (certo) non meritano il trattamento loro riservato. 

Una notazione di contorno: in data 16 febbraio Magistratura Indipendente ha chiesto la fissazione, con urgenza, di un CDC ex art. 31, comma 3, Statuto.

Ad oggi tale CDC non risulta ancora convocato, ma riferisce Area che esso sarebbe tuttavia “in cantiere”.

                                                                                                          

Magistratura Indipendente

                                                                                                          Il Presidente Mariagrazia Arena

                                                                                                        Il Segretario Paola D’Ovidio

 

 

 

 
 
 
 
 
 

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