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INTERVENTO DEL CONS. ANTONIO D’AMATO - PLENUM 23/03/2021

  Csm   Dal csm 
 martedì, 23 marzo 2021

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INTERVENTO DEL CONS. ANTONIO D’AMATO alla seduta di PLENUM del 23 MARZO 2021, presieduto dal Presidente della Repubblica e con la partecipazione del Ministro della Giustizia in ordine alla
“Richiesta di parere del Ministro della Giustizia sulla proposta di accordo con il Procuratore Capo Europeo, previsto dall’art. 13, paragrafo 2, del Regolamento, per la determinazione del numero e della distribuzione funzionale e territoriale dei procuratori europei delegati”

 
 

Sig. Presidente,
Sig. Ministro della Giustizia,
prendo la parola nella convinzione, come magistrato e come componente del Consiglio, dell’importanza di questo momento, che segna una tappa decisiva del percorso volto a garantire funzionalità alla Procura Europea nata allo scopo di proteggere le risorse europee, motivo di attrazione per appetiti indebiti e condotte fraudolente di soggetti criminali, spesso organizzati in forma associativa.
È questa un’occasione unica, che può innescare la rielaborazione della complessiva architettura dello spazio giudiziario, a partire proprio dal nostro Paese, attraverso la distrettualizzazione delle competenze giurisdizionali, come già avviene per molte materie (ad es. nel settore penale, il tribunale del riesame, le misure di prevenzione, le direzioni distrettuali antimafia e antiterrorismo, i reati informatici, la cooperazione giudiziaria).

Il parere che oggi esprimiamo si inserisce nel percorso dianzi delineato.
Non si nascondono le problematiche sottese alla determinazione del numero e della distribuzione funzionale e territoriale dei procuratori europei delegati, oggetto dell’accordo che il Ministro stipulerà con il Procuratore Capo di EPPO. La principale criticità riscontrata concerne la mancanza di dati certi e completi in ordine al numero complessivo di procedimenti aventi ad oggetto reati di competenza dell’EPPO trattati annualmente dalle Procure italiane e alla loro distribuzione sul territorio. È una mancanza che necessiterebbe di applicativi e personale dedicato, in grado di operare la corretta analisi del fenomeno criminale.

La carenza di dati certi e veritieri rende ancora più problematica la formulazione di linee guida volte a prevenire e risolvere le inevitabili sovrapposizioni con l’ambito della criminalità di tipo mafioso e con i white collar crimes. Quanti sono i reati lesivi degli interessi finanziari dell’UE rientranti nel programma criminoso delle associazioni mafiose? Quanti sono i procedimenti penali nei quali le pratiche corruttive riguardano anche le erogazioni dei flussi finanziari comunitari? Quanto è vasta l’area investigativa comune che vedrà convergenze e interferenze tra le indagini del PED, del Procuratore distrettuale antimafia e del Procuratore ordinario e quali sono le possibili regole per assicurare completezza e tempestività delle indagini? La direzione nazionale antimafia assicurerà il necessario coordinamento?

Nel parere si fa rilevare come la distribuzione territoriale dei PED comporterà la necessità per i medesimi di coordinare le indagini in ambiti territoriali molto vasti, dovendo garantire la presenza in udienza presso numerosi uffici giudiziari, tra loro distanti, con le conseguenti difficoltà legate al loro raggiungimento. Sono questioni rispetto alle quali il Consiglio ha rimarcato la necessità di operare una verifica in concreto dell’impegno lavorativo richiesto, della possibilità di un impiego fungibile dei diversi PED distribuiti sul territorio nazionale, e, infine, dell’ammissibilità di una delega delle funzioni, che consentirebbe di ovviare alla presenza dei PED su tutti i territori di loro pertinenza.
L’effettiva entrata in funzione di EPPO attende ancora delicati passaggi, ad iniziare dalla selezione interna al posto di PED dei magistrati più qualificati, la cui attività sarà dedicata a costruire una realtà del tutto inedita.

Siamo in presenza di un passaggio cruciale. I PED, pur se pienamente inseriti nell’ambito degli uffici requirenti nazionali, saranno destinati ad operare nell’ambito di una struttura che trascende il livello nazionale.
EPPO, al momento, opera solo nel campo della tutela degli interessi finanziari dell’Unione europea, ma il suo significato e le implicazioni del suo inserimento nella struttura istituzionale dell’Unione europea potrebbero essere forieri di ulteriori sviluppi nell’ambito della cooperazione giudiziaria penale. Presupposto indispensabile è la sua piena funzionalità:
solo se EPPO avrà dimostrato di saper dialogare costruttivamente con i presìdi nazionali, generando positive sinergie e fattive collaborazioni, si potrà pensare alla futura estensione delle sue attribuzioni nell’azione di contrasto al terrorismo.
Anche sotto questo aspetto l’Italia può spendere parole autorevoli in virtù del suo convinto europeismo e per gli strumenti di cui dispone. Mi riferisco alla proficua esperienza – sul piano della condivisione informativa e dell’avanzata gestione dei dati investigativi attraverso strumenti tecnologicamente all’avanguardia - maturata in seno alla Direzione Nazionale Antimafia, le cui competenze sono state successivamente estese ai reati di terrorismo, proprio al fine di dare attuazione agli obblighi nascenti dagli strumenti UE in materia.
Oggi l'Italia è un paese molto diverso da quello che, 160 anni fa, realizzava con grande sacrificio un’unione geografica, istituzionale e di popolo. È un’Italia che col tempo si è trasformata in una democrazia matura, in grado di contribuire al percorso euro unitario ed alla Procura Europea, assegnandovi le proprie risorse migliori.
La Sua presenza, Signor Presidente, unitamente con il Ministro della Giustizia, rappresenta il segno dell’attenzione costante delle istituzioni al più alto livello, verso gli snodi centrali del nostro vissuto giudiziario, di cui anche l’odierno dibattito, costituisce conferma.
Esprimo pertanto il mio parere favorevole alla proposta in esame, rinnovando gli auguri al Ministro della Giustizia per un proficuo lavoro.
Sig. Ministro, le Sue alte qualità professionali, la Sua profonda esperienza maturata nell'adempimento di altissimi incarichi istituzionali, il Suo patrimonio di valori sono per questo Consiglio la migliore garanzia di un futuro in cui il nostro Paese, grazie all’attività sinergica del Consiglio e del dicastero da lei diretto, saprà giocare il proprio ruolo di protagonista.

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