La proposta di riforma costituzionale presentata dal Governo ed approvata in prima
lettura dalla Camera dei deputati, introduce significative modifiche nell’ordinamento della
sola Magistratura ordinaria. Alla separazione delle carriere, cui consegue lo sdoppiamento
del Consiglio superiore della magistratura, aggiunge la modifica del sistema di elezione dei
componenti di quest’ultimo e l’introduzione di una Alta Corte disciplinare, che dovrà
giudicare sugli illeciti di entrambe le magistrature, definendo le relative sanzioni.
Essa è destinata a incidere profondamente sul sistema ordinamentale e dunque, sulla
capacità di quest’ultimo di svolgere efficacemente il compito, che la Costituzione affida alla
Magistratura, di assicurare il sistema di garanzie e di controlli ad essa demandata dal
Costituente e dalle leggi ordinarie.
Sul piano contenutistico, la riforma, profondamente innovativa, spinge a interrogarsi
sulle finalità delle modifiche proposte e dunque, ancor prima del merito o della tecnica delle
soluzioni adottate, sulle problematiche che essa intende ovviare e sulle prospettive che la
stessa solleva. L’imparzialità del giudice, la natura giurisdizionale della funzione
requirente, la rappresentatività del Consiglio superiore della magistratura quale Organo di
governo autonomo della magistratura e, dunque, l’associazionismo giudiziario, l’esercizio
del potere disciplinare sui magistrati, sono solo alcuni dei tantissimi temi chiamati in causa
dal progetto riformatore.
Sotto altro profilo, intimamente metodologico, la proposta si è fin qui contraddistinta
per la mancanza di un effettivo confronto dialettico in ambito parlamentare, avendo il
Governo puntato a una celere e sollecita approvazione del ddl da parte del Parlamento.
Questo Convegno, organizzato da Magistratura Indipendente, che chiama al confronto
esponenti politici e della magistratura in grado di esprimersi e dunque dialogare sui
moltissimi temi toccati dal progetto di riforma, intende offrire, in relazione ad entrambi i
richiamati profili, un momento alto di approfondimento, di riflessione e di confronto tra le
diverse posizioni emerse sul medesimo progetto.
La Carta costituzionale è espressione di comuni valori improntati ad ampia
condivisione. E non potrebbe essere altrimenti, laddove si tenga conto che le stesse leggi di
revisione costituzionale possono essere incostituzionali in quanto contrarie ai principi
supremi dell’ordinamento costituzionale, ovverosia proprio quei principi che
rappresentano l’espressione massima della condivisione e della comunanza su cui la
Costituzione si regge. La Corte costituzionale lo ha riconosciuto nella sentenza n. 1146 del
1988, nella quale si è evidenziato che la Costituzione contiene alcuni principi supremi, che
non possono essere sovvertiti o modificati nel loro contenuto essenziale neppure da leggi di
revisione costituzionale o da altre leggi costituzionali, e che devono identificarsi non solo
con quelli che la stessa Carta fondamentale prevede quali limiti assoluti al potere di
revisione costituzionale (ad esempio la forma repubblicana ai sensi dell’art. 139 Cost.), ma
anche quei principi i quali, pur non essendo espressamente menzionati fra quelli non
assoggettabili al procedimento di revisione costituzionale, appartengono all'essenza dei
valori supremi sui quali si fonda la Costituzione italiana; tra quest’ultimi, sembra
indubitabile, vanno senz’altro annoverati l’indipendenza e l’autonomia della magistratura,
tanto giudicante quanto requirente.
In uno Stato di diritto, tutti i poteri pubblici agiscono sempre entro i vincoli stabiliti
dalla legge, nel rispetto dei valori della democrazia e dei diritti fondamentali e sotto il
controllo di tribunali indipendenti e imparziali. In ambito europeo, lo Stato di diritto,
sancito dall'articolo 2 del Trattato sull'Unione europea, è la pietra angolare dell'Unione.
Sebbene gli Stati membri abbiano identità e tradizioni nazionali diverse, il significato
fondamentale dello Stato di diritto è lo stesso in tutti gli Stati membri e può essere definito
in base a sei principi: legalità, che implica un processo trasparente, responsabile,
democratico e pluralistico per l'emanazione delle leggi; certezza del diritto; divieto
dell'esercizio arbitrario del potere esecutivo; tutela giurisdizionale effettiva da parte di
tribunali indipendenti e imparziali, con un controllo giurisdizionale effettivo che includa il
rispetto dei diritti fondamentali; separazione dei poteri; uguaglianza davanti alla legge.
Questi principi sono stati riconosciuti dalla Corte di giustizia europea e dalla Corte europea
dei diritti dell'uomo.
Proprio dalla centralità degli argomenti attinti dalla prospettata riforma e dunque
dalla delicatezza del contingente momento in cui ferve il dibattito attorno ai principi dalla
medesima attinti, scaturisce l’idea di fare del Convegno Nazionale di Magistratura
Indipendente un’occasione di approfondimento di una tematica di così ampie latitudini e
profondità, così da fornire l’occasione per un dibattito e una riflessione, serena e rigorosa,
circa il merito e il metodo del progetto riformatore.
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