Ieri il presidente del Cnf Francesco Greco ha criticato il decreto ministeriale che vorrebbe limitare la redazione degli atti difensivi in materia civilistica. «Il diritto di difesa verrebbe compresso e gli avvocati sarebbero imbavagliati» : questo l’allarme lanciato dal vertice dell’avvocatura istituzionale. Parole arrivate forti e chiare anche nel mondo della magistratura.

«La riforma Cartabia – dichiara al Dubbio Angelo Piraino, segretario di Magistratura Indipendente – ha imposto la sintesi a tutti i protagonisti del processso, avvocati e giudici. L’obiettivo, che sicuramente ci accomuna tutti, è di accorciare la durata dei processi, e io credo che per raggiungere tale obiettivo sia indispensabile essere sintetici».

Non saremmo gli unici ad adottare questo metodo, sostiene il leader della corrente moderata delle toghe: «L’obbligo della sintesi vige in tantissimi Paesi, ma è dettato dal buon senso, prima ancora che dalla legge. Noi riteniamo che per un avvocato scrivere troppo possa anche diventare controproducente rispetto all’interesse della parte: un atto troppo lungo», secondo Piraino, «è più difficile da leggere, e richiede un maggior dispendio di energie, che non sono infinite». Il magistrato aggiunge: «Non vedo una lesione del diritto di difesa, perché non c’è alcuna sanzione per la violazione dell’obbligo di sintesi. Anche se l’atto va oltre i limiti, il giudice è comunque tenuto a leggerlo e valutarlo tutto. L’unica conseguenza possibile è che si tenga conto della violazione nel liquidare le spese: l’avvocato che scrive troppo, al massimo, potrebbe venire pagato un po’ meno». Il che d’altra parte costituirebbe, seppure in forma indiretta, una sanzione.

Ma il segretario di “Mi” argomenta: «Nella giustizia amministrativa è diverso, lì il giudice può addirittura non tenere conto di quello che viene scritto oltre i limiti assegnati». L’avvocatura è molto preoccupata e chiede al guardasigilli di modificare il decreto: «Nordio – dice Piraino – deve determinare dei limiti di dimensione degli atti processuali, perché glielo impone la legge. Churchill diceva che non c'è problema così complesso o crisi tanto grave che non possano essere risolti in modo soddisfacente in 20 minuti. Parafrasando il grande statista inglese, si potrebbe affermare che non c’è causa così complessa che non possa essere riassunta in un atto di una ventina di pagine». Quindi, per il magistrato, non ci sarebbe «alcun allarme: sono certo che all’avvocato verrà sempre garantita la possibilità, nelle cause complesse, di superare i limiti. Ma bisogna guardare alla normalità dei casi, non alle eccezioni».

 

C’è un’obiezione più complessiva, un senso più profondo nella radicale critica dell’avvocatura, e riguarda il rischio che, lungo la china dell’efficientismo e dell’ottimizzazione dei tempi intesi come stella polare, si vada verso un sostanziale, deprimente e pericoloso inaridimento della qualità della giustizia. «Anche quest’anno, come in tutti quelli passati, è risultato che i giudici civili italiani sono i più produttivi d’Europa», è la risposta di Piraino. «Il nostro sistema lavora come un motore costantemente al massimo dei giri e bisogna evitare che vada fuori giri. Il lavoro dei giudici non può e non deve perdere di qualità, e per garantire questo vanno posti dei limiti: la qualità della giustizia serve ai cittadini, non ai magistrati».

Piraino insiste nel sottolineare che «l’obbligo riguarda sia i magistrati che gli avvocati: essere sintetici non impedisce di essere completi, anzi», sostiene il segretario di “MI”, «spesso la lunghezza nasconde un pensiero non lineare, mentre la sintesi aiuta ad esprimere ragionamenti più netti e coerenti. Bisogna entrare, invece, in un altro ordine di idee: la giustizia è amministrata in nome del popolo italiano e i nostri atti dovrebbero essere scritti in modo da essere comprensibili a tutti. Spesso, invece, si usa un linguaggio tecnico e incomprensibile ai profani. In questa direzione c’è ancora molto da fare».

Il Cnf è pronto anche a una astensione infinita: «Mi auguro – dice Piraino – veramente che non si arrivi a tanto, il procedimento di approvazione del decreto prevede che vengano sentiti sia il Csm che il Cnf e spero che con il confronto si raggiunga un punto di incontro ragionevole, senza arrivare a erigere barricate. Da parte della magistratura associata c’è certamente la massima disponibilità al dialogo, ma non possiamo neanche consentire che si svuoti di contenuto la previsione della legge con limiti troppo ampi: di più sintesi abbiamo tutti bisogno».

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