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Ventisette anni dopo

 venerdì, 19 luglio 2019

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Sono trascorsi ventisette anni da quando un boato squarciò il cielo della città di Palermo, per poi propagarsi in tutto il resto d’Italia. E da quando si scatenò, nel capoluogo siciliano, una reazione popolare che scosse le fondamenta stesse delle nostre Istituzioni sull’onda di un sentimento di autentica indignazione per quella che appariva – innanzitutto, nella coscienza dello stesso interessato – come la “cronaca di una morte annunciata”.
Moltissimi italiani – non solo, allora o oggi, magistrati – serbano un vivido ricordo dello scenario di guerra in cui appariva ridotta la strada di via D’Amelio, in quel 19 luglio 1992. E, con esso, anche della folla inferocita che accolse, ai funerali di quella ennesima vittima dello stragismo mafioso (e con lui gli uomini – e la donna – della sua scorta), le più alte cariche dello Stato. L’epilogo, tragicamente roboante, della vita di un uomo che – quasi in una sorta di paradossale anticlimax – della discrezione, del riserbo, della lontananza da ogni clamore aveva fatto la sua cifra esistenziale, prima ancora che professionale.
Da tempo, Paolo Borsellino è divenuto una sorta di “icona”, plasticamente simboleggiata dalla fotografia che lo ritrae in compagnia di un altro protagonista (e martire) della lotta alla mafia, Giovanni Falcone. Ma si tratta di una celebrazione “tardiva” e – come spesso capita – immemore della natura, fino al momento della sua morte, “controversa” della sua figura. Per la sua militanza politica studentesca, innanzitutto. Ma anche per le polemiche che accompagnarono l’opera di quei magistrati – e Borsellino tra di essi –definiti “professionisti dell’antimafia”, ed ai quali si giunse, persino, a rimproverare (il tema è ormai “pudicamente” rimosso) ambizioni “carrieristiche”.
Il tempo, inesorabilmente, passa e la memoria (quella autentica, che si alimenta di un puntiglioso ricordo dei fatti), purtroppo, sbiadisce.
Ma noi di Magistratura Indipendente Paolo Borsellino – che con la sua appartenenza ha onorato la nostra storia – vogliamo ricordarlo così, fuori da ogni comoda (ed inautentica) celebrazione retorica. E dunque nella verità, quella che ci ha insegnato a ricercare, oltre il limite di ogni possibile abnegazione. E fino al sacrificio estremo.

                                                                                                           Magistratura Indipendente
                                                                                                         Il Presidente Maria Grazia Arena
                                                                                                            Il Segretario Paola D’Ovidio

 
 
 
 
 
 

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